Belarus Daily | 6 apr

Viktar Babaryka ha rifiutato di testimoniare in tribunale; continuano le perquisizioni ai difensori dei diritti umani; i bielorussi chiedono alla norvegese Yara di rescindere il contratto con Belaruskali; le autorità di Leopoli non acquisteranno autobus MAZ

6 aprile 2021 | Voice of Belarus 
Una dozzina di ragazze hanno organizzato una passeggiata lungo il viale Peramozhtsau a Minsk.
Source: TUT.BY

Viktar Babaryka ha tenuto un discorso e si è rifiutato di testimoniare in tribunale

Davanti alla Corte, Babaryka ha dichiarato di non ammettere la colpa e di considerare l’avvio del procedimento penale contro di lui come politicamente motivato. In conclusione, ha detto: «Mi ci è voluto molto tempo per rispondere alla domanda se ho fatto la cosa giusta il 12 maggio [quando ho annunciato le mie ambizioni presidenziali]. Ci sono state conseguenze per la mia attività, a cui ho dato 25 anni, per le persone con cui ho lavorato, per mio figlio, per gli amici. So una cosa, il motivo era uno solo: voglio vivere in un Paese dove prevale la legge».

Source: TUT.BY

Il ministro degli esteri: le cause penali contro i rappresentanti delle organizzazioni polacche sono giuste

Il ministro degli Esteri Uladzimir Makei ha considerato giusti i procedimenti penali contro i rappresentanti delle organizzazioni polacche in Bielorussia: «[Queste cause] hanno ragioni specifiche e ci sono prove concrete di crimini. Ciò che i nostri partner stanno cercando di mostrare alle organizzazioni internazionali come l’oppressione della minoranza polacca in Bielorussia è assolutamente falso».

I difensori dei diritti umani sono sotto i riflettori della macchina repressiva

Tanya Hatsura-Yavorska, attivista per i diritti umani e una degli organizzatori della mostra «La macchina respira, ma io no» che è stata mandata a monte dalle autorità, è diventata una sospettata nelle accuse penali di finanziamento delle rivolte. La donna ha quattro figli.

E oggi si sono presentati con un mandato di perquisizione a Enira Bronitskaya, attivista per i diritti umani di «Human Constanta», membro del Comitato internazionale per le indagini sulla tortura in Bielorussia.

Tanya Hatsura-Yavorska.
Source: t.me/nashaniva

I bielorussi chiedono alla norvegese Yara di rescindere il contratto con Belaruskali

Il comitato di sciopero di Belaruskali ha scritto una lettera aperta a Svein Tore Holsether direttore generale dell’azienda norvegese Yara. I minatori chiedono nuovamente di rescindere il contratto con l’impresa bielorussa e affermano che «la direzione di Belaruskali inganna deliberatamente i suoi partner stranieri».

Nella lettera, i rappresentanti del comitato di sciopero scrivono della continua pressione sui lavoratori: «Durante i vostri negoziati, centinaia di nostri colleghi sono stati sottoposti a repressione, arrestati, torturati in carcere, multati, licenziati, alcuni, temendo per la propria vita, sono stati costretti a lasciare il Paese».

Anche i bielorussi lituani chiedono la rescissione del contratto della società norvegese Yara con Belaruskali.

Source: t.me/belarusseichas

Il sindaco di Leopoli: la città non acquisterà 100 autobus MAZ

Il sindaco di Leopoli Andriy Sadovy ha comunicato che la città non acquisterà 100 autobus MAZ: «L’azienda bielorussa ha vinto la gara indetta dalla Banca europea per gli investimenti. Loro [MAZ] hanno offerto il prezzo più basso e hanno battuto i concorrenti ucraini. Ma non abbiamo il diritto di finanziare il “regime”. Chiederemo alla BEI di indire un’altra gara».

Source: biz.liga.net

Una guida del museo è stata arrestata dai cadetti per i quali aveva fatto una visita guidata, a causa del distintivo con «Pahonia»

Yury Kuushynau, un ricercatore di 29 anni presso il Museo di Storia della Grande Guerra Patriottica, ha fatto una visita guidata per i cadetti della Facoltà di truppe interne dell’Accademia militare. Terminata l’escursione, dopo un po’ gli stessi cadetti e il loro capo si sono incrociati di nuovo con lo storico – già in metropolitana – e l’hanno arrestato per il distintivo con «Pahonia» sul suo zaino.

«Indossavo una mascherina e, naturalmente, all’inizio non mi hanno riconosciuto», ricorda Kuushynau. «Dopo che mi sono tolto la mascherina, quasi tutti hanno subito fissato il pavimento e il capo ha subito indossato la maschera. Chiedo: “Allora, vi è piaciuta la visita guidata?” Lui risponde: “Sì, ci è piaciuta”. E distoglie lo sguardo: “Sto facendo il mio lavoro, sa com’è”».

Di conseguenza, Kuushynau, a seguito della sentenza del tribunale, ha scontato una pena di 15 giorni di arresto amministrativo.

Source: t.me/nashaniva