Belarus Daily | 4 apr

Cattolici e protestanti della Bielorussia celebrano la Pasqua; diaspore vicine al proprio popolo; intervista ad un funzionario della sicurezza: hanno picchiato e sono pronti a picchiare ancora le persone

4 aprile 2021 | Voice of Belarus
Source: TUT.BY

Cattolici e protestanti della Bielorussia celebrano la Pasqua

Il 2 aprile, venerdì santo, l’arcivescovo cattolico Tadeusz Kondrusiewicz nel suo discorso ha fatto notare che «oggi la nostra Patria porta la croce della crisi socio-politica e sta attraversando il proprio Venerdì Santo. Si sa che dopo il tramonto il sole risorge. Così, dopo la tragedia del Calvario, è arrivata anche l’alba della Pasqua. Pertanto, non dobbiamo aver paura di portare la croce della nostra vita personale e sociale».

Nell’epistola di Pasqua, il vescovo Kazimierz Wielikosielec ha detto: «Voglio condividere con voi la gioia della Risurrezione del Signore, ma mi rendo conto che quest’anno non in tutte le famiglie la gioia pasquale sarà completa. Prego con fervore Dio che, nella sua misericordia, aiuti tutti noi – pastori e credenti – ad affrontare le sfide del nostro tempo. Ogni oscurità è sostituita dalla luce. Con voi prego per questa luce».

Svetlana Tikhanovskaya ha comunicato i propri auguri ai credenti cattolici, greco-cattolici e protestanti per una luminosa Pasqua.

Finché siamo uniti, siamo invincibili. Diaspore insieme al proprio popolo

I bielorussi di Toronto si sono riuniti per esprimere solidarietà con i prigionieri politici e con il popolo bielorusso.
Source: t.me/bnkbel

Questo fine settimana, nonostante le vacanze, le manifestazioni di solidarietà con la Bielorussia sono proseguite in tutto il mondo.

Le diaspore e i cittadini di Germania (Francoforte, Berlino), Canada (Edmonton, Toronto), Gran Bretagna (Manchester), Ucraina (Kiev, Leopoli), Polonia (Varsavia, Gdansk), Russia (Mosca) e altri Paesi sono scesi in piazza per sostenere i bielorussi!

I bielorussi di Berlino continuano a scendere in piazza per sostenere i connazionali.
Source: TUT.BY

«Lo stress qui è costante, a cominciare dalla sveglia». Lettera di Natallia Hershe dalla colonia penale

Source: TUT.BY 

La prigioniera politica svizzera Natallia Hershe ha scritto al fratello riguardo alle condizioni di detenzione nella colonia penale n°4 della città di Homel, dove sta scontando la pena.

Natallia lavora come tagliafili. In due settimane ha avuto un solo fine settimana di riposo. In fabbrica il turno di lavoro dura 6 ore, più circa un’ora di pausa pranzo in mensa. La prigioniera politica si lamenta del fatto che il tempo libero non solo no basta per scrivere una lettera, ma nemmeno «per mangiare».

Natallia ha anche raccontato che non le viene consegnata la corrispondenza nella quale si parla di politica. In generale, definisce le proprie condizioni «una beffa». 

La prigioniera politica scrive che si sforza di «rimanere positiva» e aspetta il momento in cui potrà incontrare l’ambasciatore nella colonia.

Natallia Hershe il 7 dicembre 2020 è stata condannata a due anni e mezzo di reclusione in una colonia correttiva a regime minimo per aver partecipato a una manifestazione pacifica, durante la quale ha strappato il passamontagna a un poliziotto antisommossa.

Hanno picchiato e sono pronti a picchiare ancora le persone. Intervista a un ex funzionario della sicurezza

Source: BELSAT 

«Belsat» ha parlato con un ex dipendente delle truppe interne, la cui unità militare ha partecipato al pestaggio e alla dispersione di manifestanti pacifici nell’agosto 2020. Secondo lui, la maggioranza dei funzionari della sicurezza non ha votato per Lukashenko, ma nonostante ciò ha picchiato ed è pronta a picchiare ancora le persone in futuro. Prima della dispersione, i comandanti hanno dato il permesso di fare qualsiasi cosa ai manifestanti e hanno assicurato che tutti i giudici e tutti i pubblici ministeri sarebbero stati dalla parte delle forze di sicurezza.

Tutti coloro che erano coinvolti in operazioni punitive avevano diritto a significativi bonus mensili. Coloro che si sono avvicinati ai manifestanti e li hanno picchiati più duramente sono stati pagati più di quelli che erano dietro. Ogni giorno lo psicologo parlava con i combattenti, in modo che non avessero paura di ritirare i bonus per i pestaggi, da spendere per sé e per la famiglia, perché non c’è nulla di vergognoso in questo.


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