Invasione ibrida

Lukashenko cede il controllo del Paese al Cremlino

20 agosto 2020 | iSANS
Lukashenko is handing control over to Putin
Source: TUT.BY

Una minaccia annunciata da tempo, si sta adesso effettivamente verificando. La Russia ha avviato un’operazione ibrida per stabilire il controllo sullo spazio mediatico, sulle forze dell’ordine e sull’apparato amministrativo bielorusso. Gli «esperti» russi sono stati chiamati ad intervenire proprio da Alexander Lukashenko, la cui immagine nel periodo pre-elettorale era quella di colui che combatte per l’indipendenza del paese.

E’ stato proprio l’intervento di un gruppo di «esperti» per la normalizzazione della situazione l’argomento trattato durante le telefonate con Vladimir Putin nelle ultime due settimane. Risulta del tutto chiaro che nessun’altra forma di intervento sarebbe stata possibile al culmine delle proteste. Presentare al mondo sbalordito i combattenti del Wagner Group è stato possibile nel periodo pre-elettorale. Adesso le porte della Bielorussia si sono aperte agli esperti russi in operazioni ibride, arrivati ​​nel paese sotto le spoglie degli ospiti in onore del compleanno dell’ambasciatore russo Dmitry Mezentsev.

Come accade sempre, gli aiuti dalla Russia non arrivano mai soli. Sulla firma della roadmap nell’ambito dello Stato dell’Unione, con il mantenimento di Lukashenko al potere (il quale si aspetta ancora di cavarsela con l’ingegno contadino) non hanno scritto soltanto i pigri. Ma lo scenario non sarà necessariamente questo. Al momento, l’obiettivo dei «consulenti» russi è prendere il controllo degli ambiti più importanti della gestione del paese. Se questo controllo verrà successivamente usato per mantenere Lukashenko al potere o per coordinare il passaggio del potere sotto la guida russa rimane incerto.

Diverse sono le indicazioni di un possibile scenario del passaggio del potere:

  1. Sostegno attivo dell’idea del passaggio del potere sotto la guida russa da parte di un pool dei media statali russi (compresi quelli appartenenti al gruppo MIA «Rossiya Segodnya»).
  2. Attivazione di una rete di influenza russa nel paese, in particolare, la creazione del «Movimento patriottico popolare bielorusso» da parte del leader del Partito Liberale Democratico della Bielorussia Oleg Gaidukevich e la crescente attività del Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia. Questi due sono i partiti creati simmetricamente con quelli russi perché potessero posizionarsi all’interno dell’architettura dello stato unitario.
  3. Copertura e supporto di tutti i movimenti e di tutte le dichiarazioni di Valery Tsepkalo da parte di RIA Novosti, che di fatto sta già svolgendo per lui il ruolo del servizio stampa.

Qual è, dunque, la strategia del Cremlino in Bielorussia? Dunque, chi è sbarcato in Bielorussia in qualità di truppe del Cremlino?

Innanzitutto, gli esperti del MIA «Rossiya Segodnya» (RT, Sputnik, RIA Novosti), con il compito di stabilire il controllo sui media.

Martedì 18 agosto è stata avvistata a Minsk una stazione televisiva mobile del canale RT (MIA Rossiya Segodnya). Mercoledì 19 agosto, sono state pubblicate in rete le immagini della propagandista Irada Zeynalova a Minsk.

I giornalisti e il personale tecnico licenziato e attualmente in sciopero dei canali televisivi statali BT e ONT sono stati sostituiti dagli «esperti» fatti arrivare appositamente dalla Russia. Di conseguenza, la televisione bielorussa, che in precedenza è sempre stata sotto il pieno controllo delle autorità bielorusse, si trova ormai sotto il controllo russo. Il 19 agosto sono stati inviati presso l’ufficio di Sputnik Bielorussia i funzionari di alto rango da Mosca incaricati di «unificare le modalità di presentazione delle informazioni» secondo il modello dell’ordine del giorno ucraino del 2014–2020. Secondo il piano del Cremlino, dunque, la TV bielorussa, unificata con quella russa, trasmetterà un numero sempre maggiore dei cloni dei propagandisti come Solovyov e Skabeeva.

Possiamo già osservare i primi frutti di questo lavoro: video di propaganda selvaggia lanciati su un altro canale statale, STV, con l’obiettivo di demonizzare Svetlana Tikhanovskaya. Di fatto, il ruolo dei canali televisivi statali viene gradualmente ridotto all’incitamento al conflitto civile in Bielorussia. Per le strade del paese appaiono anche dei manifesti di natura simile. E’ cambiata addirittura la retorica di Lukashenko: nei suoi discorsi ai concorrenti cominciano a risuonare i messaggi di propaganda stile Donbass (discorsi che, in base ad un confronto con il lessico usato in precedenza, a partire da questa settimana vengono scritti dagli autori del Cremlino).
Le idee del conflitto sono coniate in base allo scenario ucraino per «donbassizzare» la Bielorussia, i punti chiave sono la contrapposizione tra l’est e l’ovest del Paese, tra i cattolici e gli ortodossi, tra la lingua russa e quella bielorussa (basata su delle palesi menzogne sulle intenzioni – inesistenti – di Svetlana Tikhanovskaya di bandire la lingua russa nel paese).

La vicenda più importante però, che finora è rimasta dietro le quinte, è l’arrivo nel paese di un altro gruppo di «operatori». Trattasi dei funzionari dell’Amministrazione Presidenziale, l’ufficio esecutivo del presidente russo, arrivati a Minsk con lo scopo di sovrintendenza alla ristrutturazione dello spazio pubblico, l’attivazione di una rete di influenza russa e la realizzazione della versione bielorussa dell «anti-Maidan», con la predisposizione delle attività dell’ala politica filo-russa sul territorio del paese. I primi effetti del loro operato si sono palesati sotto forma di manifesti e comizi propagandistici a favore di «bat’ka» («padre padrone», che è un’idea di stampo puramente russo) e dell’attivazione dei partiti filo-russi.


Anche se Lukashenko dovesse rimanere al potere, una delle condizioni del Cremlino sarà probabilmente la ristrutturazione del sistema parlamentare in Bielorussia.

Il sistema parlamentare bielorusso sarà costruito in modo tale da permettere ai partiti fantoccio filo-russi di diventare un’altra leva di controllo sulla situazione nel paese. Di fatto, il Cremlino insieme a Lukashenko cercano di creare la supervisione del lavoro del parlamento e dei partiti da parte dell’Amministrazione presidenziale russa, come accade ormai da diversi anni con la Duma.

Nella fase successiva ci si può aspettare un «lavoro educativo» e i tentativi di corrompere le élite culturali, i dirigenti regionali e alti dirigenti delle aziende statali. Anche questo rientra nello schema di lavoro testato dai tecnologi del Cremlino in Moldova, Ucraina e altri «luoghi di interesse» per Mosca. All’interno di questo quadro, Cremlino vorrà formare dei clan fedeli a Mosca, cosa che lo stesso Lukashenko, peraltro, ha cercato di evitare in precedenza, «setacciando» costantemente, a suo dire, la struttura gerarchica dell’amministrazione. L’unica differenza adesso è che Lukashenko ormai non ha più il controllo della situazione.

Infine, la parte di questo lavoro che, molto probabilmente, resterà al di fuori da ogni spazio mediatico è il lavoro degli «esperti» del Ministero della Difesa e dell’FSB con i loro colleghi bielorussi – il comando dell’esercito bielorusso e il Comitato per la sicurezza dello Stato (KGB). Si tratterà infatti di un tentativo di assegnare il comando dell’esercito e del KGB ai comandi del Cremlino. E’ difficile fare delle ipotesi sull’esito di questa manovra. Sarà forse l’ultima opportunità per gli ufficiali bielorussi di decidere quale sia per loro il significato della fedeltà al proprio giuramento.

In tempi molto rapidi, dunque, il Cremlino intende prendersi il controllo delle sfere vitali della gestione del paese, attivando la propaganda (principalmente attraverso la televisione) a pieno regime e successivamente decidere le sorti di Lukashenko. Lukashenko stesso, una volta aperte le porte all’intervento ibrido russo, ormai decide poco. Spera forse di riprendersi il controllo giurando amore fraterno alla Russia e firmando tutto quello che sia imposto dal Cremlino. Tuttavia, sfortunatamente per tutti, tranne il Cremlino, queste illusioni presto svaniranno – come potrebbe presto svanire per il momento anche la storia della Bielorussia come stato sovrano.